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Cos’è e come funziona il dropshipping in Italia? Tutto ciò che ti serve per iniziare

Il dropshipping è un particolare modello di business, grazie al quale è possibile vendere dei prodotti senza possederli direttamente. Come funziona? Si può fare dropshipping in Italia? E soprattutto, ci si può guadagnare veramente?

Cerchiamo di rispondere a queste e ad altre domande con ordine, attraverso la nostra guida che spiega cos’è e come funziona il dropshipping in Italia.

Cos’è il dropshipping? Significato e definizione

Il dropshipping (drop shipping) è un modello di business che consente di vendere prodotti online senza possederli fisicamente.

Quando i clienti acquistano un prodotto sul negozio di un commerciante che vende in dropshipping, l’ordine viene inoltrato al fornitore che si occupa dello stoccaggio, della spedizione e consegna del prodotto per conto del commerciante stesso.

Come funziona il dropshipping?

Il ragionamento che sta dietro al dropshipping è semplice: perché non comprare la merce da rivendere soltanto dopo avere concluso una vendita? In questo modo, si possono inanellare una serie di vantaggi in un colpo solo:

  1. Si evita il problema delle rimanenze in magazzino;
  2. NON si paga anticipatamente la merce;
  3. Ma soprattutto, il magazzino (con tutti gli oneri del caso) non serve più!

Quindi, al venditore non resta che focalizzarsi sul marketing relativo ai prodotti presenti sull’ecommerce; una volta che gli ordini cominciano ad arrivare, il suo compito è quello di ordinare la merce acquistata dai suoi clienti presso un fornitore (talvolta definito “dropshipper). Provvederà poi quest’ultimo ad inviare i prodotti al cliente iniziale. Ecco un’infografica che spiega come funziona il dropshipping:

Il funzionamento del dropshipping è molto semplice. Abbiamo già detto che il venditore che riesce a “chiudere” una vendita, non ha presso di sé il prodotto da spedire all’acquirente. Quando riceve l’ordine, lo trasmette prontamente al dropshipper, il quale spedisce il prodotto direttamente all’utente finale.

In sintesi, il venditore si occupa esclusivamente di pubblicizzare i prodotti, lasciando al fornitore gli oneri relativi a magazzino, imballaggio e spedizione al cliente finale.

Interessante, vero? Come potete immaginare, esistono alcuni particolari aspetti da considerare per chi voglia fare dropshipping in Italia. Ma, prima di esaminarli, vediamo quali siano in generale i pro e i contro del dropshipping.

I vantaggi per il venditore e per il fornitore

Naturalmente, un simile modello commerciale non potrebbe “reggersi in piedi” se non comportasse vantaggi sia per il venditore che per il fornitore. Vediamo separatamente i rispettivi benefici che il dropshipping può apportare a tali soggetti e – magari – anche al vostro business.

I vantaggi per il venditore

Il principale vantaggio per il venditore è quello di aprire un’attività a basso costo e potenzialmente molto remunerativa, senza necessità di investire capitali ingenti per acquisto dei prodotti, logistica, ecc.

Difatti, il venditore non dovrà disporre di un magazzino per i prodotti; e spesso non avrà nemmeno necessità di assumere dipendenti e collaboratori (l’attività di dropshipping è piuttosto semplice da gestire, se non vi è un flusso troppo ingente di ordini).

I vantaggi per il fornitore

Come anticipato, vantaggi piuttosto tangibili sono presenti anche per il fornitore. Egli potrà infatti aumentare il proprio giro di affari, beneficiando di una maggiore capillarità di penetrazione commerciale, prevalentemente online, a condizioni davvero competitive.

I rischi del dropshipping

Come qualsiasi modalità di vendita, anche il dropshipping comporta alcuni svantaggi; analizziamoli con particolare attenzione, visto e considerato che la loro corretta gestione è fondamentale per il successo del venditore. Ecco i principali svantaggi del dropshipping:

Basse percentuali di guadagno

Un primo rischio è che il venditore non riesca a spuntare percentuali di guadagno abbastanza alte; in realtà, il margine è molto variabile, oscillando in media tra il 5-30%. Questo è il principale fattore in grado di determinare la convenienza o meno ad investire in un dropshipping business.

È inoltre importante ricordare che, come per ogni altro tipo di attività online, è necessario un investimento in marketing e in altre attività promozionali. Dunque, fare business in dropshipping non significa partire a costo zero; anche se, in definitiva, si tratta dell’opzione più economica per avviare un’attività.

Fornitori poco affidabili

Un secondo rischio sta nelle relazioni con fornitori poco affidabili e nell’esaurimento dei prodotti in magazzino. Al riguardo, si tenga presente che eventuali problemi con disponibilità e consegna dei prodotti vanno a ledere direttamente la reputazione del venditore, determinando una perdita di appeal della sua offerta commerciale sul mercato.

Proprio per questo, è fondamentale trovare fornitori seri e qualificati; in più, è opportuno che il venditore si accerti periodicamente che i prodotti posti in vendita siano disponibili presso il proprio fornitore di riferimento.

Fortunatamente, il rischio ora descritto può essere attenuato ricorrendo a una sincronizzazione dei dati di ecommerce con la contabilità di magazzino; in tal modo, ogni prodotto in vendita ha la sua corrispondenza materiale in magazzino.

Alta concorrenza

Infine, è bene rammentare come la concorrenza in ambito dropshipping sia sempre più elevata; pertanto, distinguere la propria offerta da quella degli altri concorrenti potrebbe risultare molto difficile. Meglio pertanto agire con un piano strategico ben definito e ponderato, per evitare di imbarcarsi in avventure poco soddisfacenti.

Rischi per l’utente finale

Anche per l’utente finale sussiste qualche rischio, anche se non è questa la sede in cui desideriamo occuparcene. In particolare, se la merce e il venditore dovessero trovarsi al di fuori della Comunità europea, vi è il rischio che gli oneri doganali ricadano sul consumatore.

Riassumendo, ecco i vantaggi e gli svantaggi del dropshipping:

Vantaggi dropshipping:

  • Bassi costi operativi
  • Non serve un magazzino o inventario
  • Rischio imprenditoriale ridotto
  • Flessibilità
  • Facilità di gestione

Svantaggi dropshipping:

  • Bassi margini di guadagno
  • Alta concorrenza
  • Problemi di spedizione
  • Fornitori poco affidabili
  • Rischi per l’utente finale

Come fare dropshipping in Italia

Come molto spesso accade, nel nostro mercato questa forma “alternativa” di modello commerciale è rimasta nelle retrovie sino ai tempi più recenti. Nato negli Stati Uniti, il dropshipping in Italia si è infatti diffuso solo in un secondo momento (recuperando buona parte del terreno perduto).

Tuttavia, c’è ancora molta confusione su cosa sia veramente il dropshipping e su quali siano realmente i pro e contro di questo business model.

Fare dropshipping in Italia significa avviare un’attività commerciale vera e propria; ciò include investimenti (hosting per ecommerce, piattaforma di ecommerce, remunerazione di eventuali collaboratori), oneri amministrativo/fiscali e tutto quello che richiederebbe una qualsiasi altra impresa.

L’importanza di trovare un buon fornitore

Dalle righe che precedono, risulta piuttosto chiaro quale sia il “segreto” per poter avviare con successo un’attività di dropshipping in Italia e non. Principalmente, è necessario individuare un buon dropshipper, che sia corretto, trasparente, puntuale e collaborativo. Ma come trovarlo?

In primo luogo, consigliamo di evitare di cadere nella tentazione di stringere accordi con fornitori che si propongono come particolarmente convenienti, tranne poi rivelarsi… tutt’altro.

Diffidate pertanto da chi:

  • Chiede soldi per farvi entrare nel “suo” business;
  • Cerca di “tagliarvi fuori” accompagnando l’invio della merce al cliente con volantini e inviti espliciti a comprare online direttamente dal fornitore;
  • Opera con corrieri poco conosciuti;
  • Si occupa da troppo poco tempo di vendita in dropshipping, non offrendo sufficienti feedback positivi a supporto.

Esistono poi una serie di requisiti non essenziali, ma utili per valutare la bontà di un fornitore.

Preferibilmente, il fornitore dovrebbe:

  • Consentirvi di monitorare le consegne in modo semplice e puntuale;
  • Inviare ai clienti una notifica via email non appena l’ordine va in consegna;
  • Adottare delle politiche di reso comode e vantaggiose per i clienti;
  • Non prevedere costi aggiuntivi o quote di partecipazione per il proprio programma di vendita in dropshipping;
  • Accettare opzioni di pagamento flessibili e in linea con le vostre preferenze.

Detto ciò, non vi rimane che trovare sul web dei dropship partner o agenti dropshipping nel settore di vostro interesse, cercando opinioni e commenti su di loro. Prima di stringere un qualsiasi accordo, vi consigliamo di fare dei piccoli test; magari, effettuate un ordine di importo ridotto e valutate attentamente puntualità della spedizione, imballaggio, contenuto, e così via.

Adempimenti fiscali per fare dropshipping in Italia

Come anticipato, fare dropshipping in Italia comporta la necessità di rispettare quanto previsto dalla normativa fiscale italiana sul tema. Non si tratta, tuttavia, di specifiche complicazioni, quanto della necessità di dover fare riferimento alla più ampia disciplina fiscale per il commercio elettronico.

Sappiamo che vi state già chiedendo: serve la Partita IVA per dropshipping in Italia? La risposta è sì. Un negozio in dropshipping è un’attività commerciale a tutti gli effetti e richiede l’apertura della Partita IVA, oltre a una serie di adempimenti fiscali. 

Adempimenti

Se pertanto siete intenzionati a vendere in dropshipping dovrete innanzitutto:

  1. Aprire una partita IVA con codice Ateco 47.91.10 “Commercio al dettaglio di prodotti via internet”;
  2. Iscrivervi al Registro delle Imprese, presso la Camera di Commercio territorialmente competente (quella del vostro capoluogo di provincia);
  3. Iscrivervi alla gestione INPS commercianti (il versamento dei contributi dipende dal vostro reddito annuo, ma esiste comunque una quota fissa di circa 4 mila euro);
  4. Presentare la segnalazione certificata di inizio attività presso lo Sportello Unico Attività Produttive (S.U.A.P.) del Comune dove intendete stabilire la sede legale dell’impresa;
  5. Scegliere il regime fiscale applicabile (considerata le specificità dei diversi regimi, vi consigliamo di parlarne con un buon commercialista!).
Fatturazione

Per quanto riguarda la fatturazione, le modalità di regolamento documentale – fiscale delle singole operazioni di dropshipping avverrà con le medesime modalità di un comune negozio di commercio elettronico. Pertanto, il fornitore emetterà fattura per i prodotti venduti al dropshipper, che registrerà nel proprio registro acquisti, e allo stesso tempo annoterà nel registro vendite / corrispettivi gli importi delle vendite effettuate online.

Molto spesso capita, tuttavia, che l’operazione di dropshipping coinvolga soggetti di due o tre paesi diversi (la maggior parte dei fornitori risiedono in Cina). In questo caso, la transazione può essere ricondotta tra le operazioni triangolari Iva, in cui:

  1. intervengono contemporaneamente tre operatori economici di Stati diversi comunitari o extra comunitari
  2. i beni sono oggetto di due distinti contratti di cessione
  3. vi è una singola movimentazione di beni

Ad esempio, immaginate di diventare venditore in dropshipping, di stipulare un contratto con un dropshipper cinese e di aver venduto un prodotto a un cliente tedesco.

Ne deriva che voi, in qualità di venditore, ordinerete al dropshipper cinese di inviare la merce in Germania; la vostra operazione non genererà un’operazione intracomunitaria, considerato che la merce non proviene da uno Stato membro; né esiste una cessione all’esportazione, valutato che la merce non è comunitaria.

Dunque, in qualità di venditore andrete a realizzare un’operazione fuori campo Iva; e dovrete emettere una fattura al soggetto tedesco, il quale sarà tenuto ad assolvere l’Iva all’atto dell’importazione della merce. Riceverete poi la fattura dal dropshipper cinese, che dovrete registrare in contabilità generale (non è un documento valido ai fini Iva in Italia). A partire dal 1° luglio 2021, sono state introdotte importanti novità per l’IVA sulle vendite ecommerce in Europa che si applicano al dropshipping.

Come sempre, in caso di dubbi o chiarimenti, vi consigliamo di consultare uno specialista: questo articolo, infatti, può contenere delle semplificazioni e non è in alcun modo da intendersi come una consulenza legale, né instaura alcun tipo di relazione avvocato-cliente.

Quanto costa fare dropshipping in Italia?

Ora che abbiamo un’idea più chiara di cos’è il dropshipping e come avviare un’attività di dropshipping in Italia, diamo un po’ di numeri: quanto costa fare dropshipping?

Per aprire un’attività di dropshipping, i costi da sostenere si dividono in tre voci di spesa principali:

  • Costi per l’ecommerce: il costo per aprire un negozio online con cui vendere in dropshipping è variabile. Se decidete di aprire un ecommerce con Shopify scegliendo il piano Basic da 21 euro al mese, la spesa annuale si attesta sui 250€. Come sempre, vi ricordiamo che è disponibile un periodo di prova gratuito, un ottimo modo per testare la vostra idea di business e fare dropshipping gratis! 
  • Costi amministrativi: in questa voce rientrano i costi per aprire la Partita IVA per ecommerce, le spese per il commercialista, i contributi INPS e le tasse. Tenendo conto dei contributi minimi da versare, possiamo stimare una spesa annuale di circa 5.000€.
  • Costi di marketing: ora che avete aperto il vostro negozio dropshipping, è tempo di trovare clienti. Per farlo sarà necessario investire in pubblicità, ad esempio con Facebook Ads o Google Ads. Se siete in modalità risparmio, vi consigliamo di puntare forte sulla SEO, sul Profilo dell’Attività su Google My Business, o sulle tattiche di content marketing per ottenere traffico sul vostro sito a costo zero. In ogni caso, è possibile ottenere buoni risultati con un investimento pubblicitario relativamente basso, anche 100-200€ al mese sono un ottimo punto di partenza.
Per ricapitolare, ecco i costi per aprire un negozio dropshipping:
  1. Costi per l’ecommerce: 300-400€/anno.
  2. Costi amministrativi: circa 5.000€/anno.
  3. Costi di marketing: circa 1.000-2.000€/anno.

La spesa annuale per avviare un dropshipping business, quindi, è di circa 8000-10.000€.

Come trovare prodotti da vendere in dropshipping?

Per concludere la nostra guida su come fare dropshipping in Italia, soffermiamoci su un aspetto molto importante: come scegliere i prodotti da vendere?

Idealmente, i prodotti da vendere in dropshipping dovrebbero avere queste caratteristiche:

  • Essere unici, o comunque non facilmente reperibili o replicabili;
  • Garantire un buon margine di guadagno rispetto al prezzo di vendita (idealmente, almeno il 15-20%);
  • Essere nuovi o appartenere a una nicchia di mercato non satura;

Sappiamo che trovare prodotti da vendere online non è facile, ecco perché abbiamo creato per voi una lista dei migliori prodotti da vendere in dropshipping nel 2022.

In questo elenco, troverete un’ampia scelta di idee di prodotti – suddivisi per categoria – da vendere sul vostro negozio o da cui prendere ispirazione per lanciare il vostro dropshipping business.

Conviene fare dropshipping nel 2022?

Se volete aprire un’attività online e fare dropshipping in Italia, svolgete la ricerca necessaria a monte. Valutate bene le opzioni disponibili prima di lanciarvi, proprio come fareste per ogni altro tipo di business.

Il dropshipping presenta una serie di vantaggi innegabili ed alcune problematiche specifiche, da imparare a gestire. Tuttavia, la risposta è sì: se volete aprire un’attività a basso costo e con rischi ridotti, fare dropshipping nel 2022 resta una scelta valida.

Non siete sicuri che il dropshipping sia la soluzione migliore per voi? Leggete la nostra guida su come trovare prodotti da vendere. Avete delle idee ma non siete sicuri che possano funzionare? Date un’occhiata ai nostri consigli su come scrivere un business plan efficace e far crescere il vostro business.

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